Ho sognato graffiti.

Ancora in tema di revival di Ho sognato che qualcuna mi amava. Ho già travasato qui alcune recensioni. Ora passo a  commenti ricevuti dai lettori, a cui tengo non meno. Di seguito.
L’immagine accanto è di Ezia Mitolo.
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Ho letto il tuo libro tutto d’un fiato. Bello! Quando poi mi sono accorta che sul retro del tuo volume ci stava anche un indirizzo mail cui far riferimento, non ci ho pensato su due volte e ho preso a scrivere la mail che stai leggendo. Quando una mia amica mi ha regalato una copia del tuo libro, in occasione del mio compleanno, con tanto di dedica impressa sulla prima pagina, ho pensato che già il titolo la diceva lunga sul suo contenuto: Ho sognato che qualcuno mi amava. Mah… ho pensato, la mia amica non è molto romantica eppure ha scelto un titolo che incentra (credo) il suo argomento sul valore dei sentimenti. Un pò per curiosità, un pò perchè sono un’inguaribile amante dei buoni sentimenti di qualsiasi natura essi siano, mi sono accinta a leggerlo già prevenuta. Tutti abbiamo bisogno di amore e sognare che qualcuno ci ami mentre accarezziamo l’idea del sogno e della realtà, ci riempie di speranze e di emozioni nuove che a volte dimentichiamo. Essere amati quando pensiamo di trovarci in una situazione onirica rimanda la mente a quanto l’essere umano sia fragile e desideri sempre certezze per vivere. Ciò poi riuscirebbe a far desiderare amore anche chi di amore è già colmo. Ho letto il tuo libro, mentre i sentimenti sembrano essere un velo trasparente ma  tangibile per la mia pelle e i miei pori più intimi, che mi accompagna in ogni dove vada e qualunque cosa faccia. Lettura che spalanca però anche il pensiero della malattia della morte e della perdita, assolutamente tristi ma affrontati non con banalità, ma con consapevolezza che tutto prima o poi può mutare. Sentimento di ravvedersi per  un comportamento ormai assunto “per principio”, avvicinarsi al proprio errore e capire di avere sbagliato per chiedere scusa, fanno parte della natura di ognuno, ma forse per paura si preferisce tacere e andare avanti fino a quando un avvenimento talmente forte e prorompente, ci fa cambiare pensiero e direzione. Amare significa essere vivi e te attraverso una terminologia spicciola, propria dei nostri tempi, lo hai espresso magnificamente. Volume il tuo, semplice da gestire e da leggere, credo che arriverà dritto dove vuoi arrivare. Persino ora, scusami, mi sono dilungata nel dirti la mia in merito al tuo scritto. Sono di quelle che amano sprofondare nelle pagine di un libro perchè credo che dietro una copertina ci sia un mondo che va esplorato e resta incontaminato per sempre. Nessuna tecnologia di sorta può cancellare il valore della lettura. Non sono scontata o banale. Ciao. Ti auguro ogni fortuna. 
Antonella Citro

Ho avuto la fortuna di imbarcarmi nel tuo libro che annovero tra uno dei miei preferiti.
Erano mesi che non provavo un’emozione così profonda dopo una lettura e il tuo libro è riuscito a risvegliare mille sensazioni. Appena ho finito di leggerlo tremavo dalle troppe emozioni che si intrecciavano, tanto che mi sembrava di essere appena uscita da un’esperienza di vita intensa. Ci sono tante cose nel tuo romanzo che hanno evocato persone che amo o situazioni vissute e che ho avuto la possibilità di ripercorrere. “La sua carne, invece, sfacciata e infedele, se ne andava in giro a parlare male di  lui, a metterlo in ridicolo…” credo sia proprio vero. Ho potuto vivere  -indirettamente- il dramma dell’inadeguatezza e dell’insicurezza e credo che la tua descrizione emotiva sia fedele, capace di far provare queste  sensazioni anche a chi è esuberante e sicuro di sé, permettendo così di comprendere meglio l’emotività di chi vive condizioni differenti. Potrei farti un elenco infinito delle parti del tuo romanzo che mi hanno bloccato il fiato ma… Una su tutte è la citazione del brano del Vangelo. E’ una  delle mie pagine preferite, è il Vangelo che più amo e ritrovarlo nel tuo libro mi ha riempito il cuore di gioia. Il commento che segue è sublime,  riprende esattamente il messaggio del Signore e il senso di una fede consapevole. Ti direi altre mille cose ma evito di rubarti altro tempo. Sarebbe già una gioia per me se leggessi queste righe.  Ti ringrazio per questa tua produzione che sicuramente diffonderò attraverso i miei regali natalizi perchè va letto. Ti auguro buon lavoro aspettando il tuo prossimo successo.
Monica D’Imperio

Inebriante, sconvolgente, appassionate. Una minuziosa descrizione dei personaggi. Una minuziosa descrizione dei rapporti umani. Personalmente prediligo il racconto del rapporto con lo zio di uno dei protagonisti del romanzo. Un libro che emoziona, che induce a riflettere su un tema importante, l’accettazione di se e degli altri, la ricerca di ognuno di noi… e i turbamenti che passano inosservati in un mondo adulto. Vite così giovani e piene di turbamenti, come ognuno di noi. Quasi un viaggio attraverso la propria coscienza.
Francesca, da Corato
E ieri l’ho letto. Tutto in un giorno. Mentre aspettavo il meccanico, mentre aspettavo che la pentola a pressione fischiasse. Mentre il pomeriggio passava. L’ho finito poco prima di uscire. Mi è rimasto addosso tutta la sera. Che dire? Mi è piaciuto tanto. Sarà che rifletto spesso sulla paura, sulla paura di amare, su quanto la paura incida sulle nostre scelte, anche e soprattutto, emotive…Hai toccato le giuste corde.
Barbara Mura

Questo libro mi è caro, e ne provo tenerezza. Mi sono chiesta il perché per un po’, non l’ho capito subito. Bisogna leggerlo due volte, e poi lo incontri. Il segreto scrutato è nella purezza che affeziona, e nel rispetto per ogni luogo dell’anima. Così sono le creature tra le pagine, nel respiro che le muove. L’impatto non è facile. Pensi si tratti di qualcosa che ricalca in qualche modo le partiture dello stream of consciousness anglosassone, o quello nostrano di tenore sveviano, tale è l’attenzione irrinunciabile e sottilissima ai passi dei pensieri, a volte unico fermento itinerante in mezzo a ferme impalpabili mosse che non sanno quando nascono, e che sentono solo di morire.
All’inizio, ti sembra così. Poi capisci che la strada è un’altra. Ed arriva Gabriele. Arriva dopo un po’, proprio come il libro che lo ospita, anche se è proprio lui ad aprire la storia, immediatamente dopo il rapido esordio del trittico bambino. Gabriele arriva piano, tra gesti ingoffiti dall’impotenza e dal dominio impietoso della paura di ascoltarsi libero e di fondarsi per davvero. Impotenza, destino, paura, si incastrano e gelano, senza farsi concorrenza. In ex aequo tutti, ma è il dolore che li vince, e sussurri di una voglia schiacciata ma irrefrenabile di cominciare tenacemente a percorrere il vivere, e le sue alte, semplici mete.
Gabriele soffre, e questo ha peso. Perché il suo, non è un dolore strumentale. Varca i confini del testo. E’ essenza, puro cercare, domanda imprescindibile, valore. Gabriele non è personaggio, è persona, è questo il segreto. E gli vuoi bene. Ha corpo, massa, vicinanza, volo, resistenza, anche se precipita nel vuoto. E’ sogno e storia, instancabile pensiero. Tutto il libro, è instancabile pensiero puro. Tutto il libro è animato da persone, e non da marionette inchiodate in cerebralismi da manuale psicanalitico, anche se è l’anima che scorre e traccia, e non le azioni. Anche Lisa, Luca e Roberto sono identità di peso, pur nella loro incompiutezza. Ed il peso, è nelle reti d’anima, e nei richiami con le vite che compongono il filo unico, un unico destino tra percorsi unici, distinti, sapientemente costruito con tenerezza e sottigliezza, e sguardo lungo, serio, e delicato.    L’abilità di creare vite concordate ed in disaccordo non è una cosa facile da conquistare e realizzare. Maurizio ci riesce, costruendo un’opera solida, rigorosa, significativa. Un’opera perbene, intrisa di una franchezza disarmante e di un candore lucido che non ammette inganni, ma solo dubbi, domande, percorsi leali da filtrare, approfondire e, soprattutto, semplicemente accogliere.
Paola Padula

L’ho letto. L’ho finto ora, ieri sono stato un po’ in giro e non mi andava di leggerlo a mare. Ho fatto bene, perché certi argomenti al mare, sotto il sole, non li puoi affrontare. È ovvio che siamo figli di un Dio diverso, io e te. Il mio Dio è rancoroso, egocentrico e incapace di salvare chiunque: dovresti saperlo. Mi è piaciuta, e molto, la parte dedicata a Gabriele. Mi ha commosso, Gabriele. Forse tutti abbiamo conosciuto Gabriele e abbiamo qualcosa da rimproverarci. Io, tuttavia, sono dietro la folla, e non vedo sicomori da scalare, per adesso. Me lo chiedo anch’io, il senso di tutto questo, ma con meno crudeltà di te, mi do tempo, anche se so che non ne abbiamo. Io mi aggiro istupidito per la mia vita, un po’ indeciso. Ti invidio e un po’ no. Hai la stoffa dello scrittore. Sei il primo autore che conosco del quale ho letto un libro (ci sarebbe Giancarlo De Cataldo, a dire il vero), anche i racconti di Livio Romano li lessi prima di conoscerlo. Però, dopo un po’ mi sono scordato che ti ho conosciuto. Ti ho conosciuto, forse è un’affermazione esagerata. Ho pensato che questa storia del dolore senza nome è una storia comune, in fondo. Ognuno gli da un nome, per sopravvivere.
Poi sarò più spietato, a mente fredda, tagliando la tua opera col bisturi, alla ricerca di imperfezioni. O forse no, le imperfezioni fanno parte di noi. La perfezione è morte. Quando ci incontriamo, così possiamo guardarci negli occhi, ti dirò qualcosa sul libro che io penso (spero che vedendomi non scorgerai spocchia. Forse è quello il punto: queste frasi composte da pixel mi sembrano impersonali e crudeli, certe cose è meglio dirsele di persona). A presto e complimenti, ci sono due o tre cose che avrei voluto scrivere io e che invece le hai scritte tu. Ti invidio con simpatia.
Pino

Voglio ringraziarti per la bella esperienza che mi hai regalato con il tuo libro “Ho sognato che qualcuno mi amava”.
Trovo splendido il tuo modo di scrivere, trovo straordinaria l’indagine psicologica sui personaggi, che cercano disperatamente un contatto, uno scambio, senza mai riuscire neppure a sfiorarsi.
Era tanto che non leggevo qualcosa che mi emozionasse davvero.
Alina Cazzullo

Ho appena finito di leggerlo, mi è stato regalato ieri da mia zia. Quando ho aperto il pacchetto già il titolo mi ha commosso, ma leggerlo è stato veramente bellissimo… bella la storia, ma specialmente le descrizioni, i messaggi forti, profondi… non sono molto brava ad esprimere, scrivendo, le mie sensazioni, ma se ti dico che il libro mi ha fatto abbandonare l’ultimo libro del mio scrittore preferito, Paulo Coelho, sicuramente c’è un perchè… attendo con ansia un tuo prossimo libro, complimenti e grazie per le emozioni che hai saputo trasmettere a una lettrice!!
Laura

La prima pagina del libro è impressionante, anche se lenta, afferra e
chiude. In te vive il talento dell’ordine, ho detto ORDINE:
sai guardare indietro, sai ri-ascoltare l’eco della creazione, sai tritare,
sai macinare. Nonostante i tratti NON marcati la scrittura crea tensione.
Hai toccato un tema credo fondamentale, la ricerca della propria accettazione e di quella degli altri….ricerca propria di ognuno di noi… turbamenti che spesso passano inosservati e scivolano nell’ombra in un mondo che si ritiene adulto ma non ha più occhi per osservare gli animi che gli scorrono attorno….prese di coscienza che spesso passano attraverso crolli anche insuperabili….
Alessia Civalleri

Mi ha emozionato, anzi in un punto commosso, ed è una cosa che mi capita molto raramente con i libri.  Mi sono piaciuti il prologo e l’epilogo con il nascondino, e Gabriele che “salva” tutti.  Mi è piaciuto il modo di intrecciarsi delle storie, con alcuni concetti forti che aleggiano, scompaiono e poi ritornano, magari in bocca a diversi protagonisti (“l’importante è aver qualcosa da offrire, non presentarsi a mani vuote”) e alcune finezze (il dito tagliato, Roberto spalle al muro, la domanda “vuoi vivere?” che prima ascoltiamo con le orecchie di Gabriele ma in quel momento sospettiamo che sia solo la sua mente – e poi la sentiamo dalla bocca di Roberto). Mi è piaciuto l’evolversi di “Uomo”, con un uomo generico, o meglio l’Uomo, che prende progressivamente le sembianze di Gabriele, e la sua vita raccontata dal vecchio. Mi sono piaciute alcune espressioni, acute e rese benissimo, come “Luca era il tipo di persona che in qualsiasi situazione tiene atteggiamenti perfettamente composti, immaginando di essere spiato da ragazze invisibili” o alcuni particolari rivelatori, come i calzini marroni a coste da vecchio.  La “confessione” di Roberto davanti a Gabriele in coma e il racconto dello Zio Tonio è stata la parte che mi ha fatto spuntare una lacrimuccia in  treno, davanti a un terzetto di orribili tecnocrati brianzoli che hanno  parlato per tutto il tempo ad alta voce di codifiche di macchinari industriali (ovviamente come se da questo dipendesse il destino del mondo).
Giuliano Pavone

Il libro mi piace perchè in ogni personaggio si ricapitola la vicenda esistenziale di ogni uomo e perchè, senza dare risposte, promuove e solleva domande spingendo ad andare più a fondo.
Miranda S.

Ho letto il romanzo, che mi pare di poter definire una nuova cognizione del dolore, sfaccettato nei personaggi dalla porta accanto, visibile come imperfezione corrosiva delle loro giovani vite.
Il tema che hai affrontato nel romanzo è impegnativo, alla tua età e non solo, a qualunque età. E presuppone, così sembra a chi legge, un lungo esercizio ad esso. La scrittura lineare permette di prendere per mano i personaggi e di dare loro nuove definizioni man mano che anche contro voglia evolvono sé stessi nel prosieguo della narrazione.
Erminia Daeder

La tua incredibile leggerezza, di parole e pensieri, è entrata nel cuore e nell’anima, quasi a voler imprimere messaggi che già mi appartenevano. Cercare o attendere? L’eterno dilemma che mai riusciremo a scrivere sulle pagine della nostra vita. Bravo! Hai colpito nel segno. A volte spettatori, a volte attori di questa incredibile vita; inermi e attivi, vivi o immobili, siamo sempre sul limite dei nostri più reconditi pensieri. Mi piace lo stile, fresco eppure così profondo. Stento a credere che l’autore sia così giovane. Mi riconosco forse in Gabriele, ti riconosco forse in Roberto. Comunque sia, siamo un po’ tutti loro, nello scorrere del tempo.
Rossana C.

Mi è piaciuto e mi ha scossa. Vite così giovani e già tanto tormentate. Piccoli corpi custodi di grandi vulcani di emozioni sempre sul punto di scoppiare. Mi sono innamorata di Lisa e sono stata sul punto di smettere di leggere quando ho intuito che la sua vita si sarebbe spezzata e sono stata coinvolta da Roberto e con lui ho riscoperto una strada. E Gabriele… un corpo robusto e forte per una sensibilità fragile ed invisibile agli occhi di chi non va oltre il suo sguardo, una bolla di sapone, tonda e trasparente, in volo verso la sua esplosione.
Angela C.

Mi è arrivato qualche giorno fa e l’ho letto di sera in tre, quattro riprese.
Che dire? A me il tuo modo di scrivere piace. Sottile e attento al particolare, al dettaglio, al lato oscuro dei personaggi. Il romanzo ha un bel titolo e mi sembra ben calibrato.
Mi piace molto come delinei gli stati d’animo. Complimenti.
Mi piace anche come non banalizzi la storia d’amore.
Micidiale  la figura della madre che poi spolvera la zona libri.
Cosimo Argentina

Un viaggio attraverso la propria coscienza, fatto in piedi nel vagone di
2°classe di un treno per quanto è scomodo. Rinfrancati poi dalla percezione che sia possibile riemergere dall’acqua, dopo un’apnea, sani e salvi e che ci
possa essere qualcuno lì fuori ad attendere.
Mino Di Comite